Un ritratto di Achille Castiglioni nel suo studio nel 1998.

Lo studio di Achille Castiglioni, mecca del design mondiale, rischia di chiudere

Un ritratto di Achille Castiglioni nel suo studio nel 1998.Foto H. Findletar

La figlia di Achille Castiglioni ci racconta questo luogo sacro del design e il movimento collettivo per tenerlo in vita.

Illuminati da due lampade Arco, tutti i pomoli disegnati da Achille Castiglioni nella mostra Fa ballà in man alla Fondazione Castiglioni di Milano.Foto Federico Ambrosi

Le icone del design mondiale

E, mentre Giovanna parla, sembra ancora di vederlo lì, l'Achille, seduto alla scrivania ancora perfettamente posizionata, spalle a un lungo tavolo messo di sbieco nella stanza per potervi girare attorno studiando i progetti, un enorme parete a specchio nell'angolo della stanza attigua per poter osservare con un colpo d'occhio quasi tutto lo studio, in bocca una sigaretta e un inconfondibile accento milanese, in mano una matita. A disegnare le tante lampade, best seller come la Arco, la Parentesi, la Lampadina , la Taccia, e lo sgabello Mezzadro, il Servomuto, il radiofonografo RR16, l'interruttore Rompitratta, il cucchiaio per maionese Sleek, il posacenere Spirale, il bollitore Bulbul, per citare solo alcune delle piccole e grandi invenzioni di Achille Castiglioni che costellano l' immaginario domestico contemporaneo mondiale. E restano tutte nel suo studio, a farsi vedere, toccare, scoprire.

L'ingresso della Fondazione Castiglioni in Piazza Castello a Milano.Foto Federico Ambrosi

La mostra Fa ballà i man

Durante la Milano Design Week 2023, tutti riuniti ad ammirare Fa ballà i man (fino al 13 febbraio 2024, su appuntamento) una mostra laboratoriale che seleziona tutti quegli oggetti creati da Achille Castiglioni che mettono in forte relazione il prodotto e la mano, viene comunicato lo sfratto, previsto proprio per febbraio 2024. «Paradossalmente pare che l'ultima mostra fatta nello studio di Achille Castiglioni sia proprio questa: che esprime bene il nostro desiderio. Mio papà faceva lampade, radio, posate, sedie, oggetti d'uso non opere d'arte. Io vorrei che la gente continuasse a toccarli, usarli, romperli nel caso – anche se le visite guidate aiutano a evitarlo. Ecco questa mostra dice: tocca tutto, metti mano nell'archivio e ti rendi conto di cosa sia. E vorrei che, qui o altrove, la gente continuasse a poterlo fare», prosegue Giovanna.

Un ritratto di Achille Castiglioni nel suo studio nel 1998.Foto H. Findletar

Il movimento collettivo

Dal giorno della notizia ad oggi si sono mosse istituzioni, il Comune di Milano, privati, i media, le aziende, la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica e la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio. Triennale sta programmando un convegno sul tema proprio per radunare i responsabili degli archivi del design milanesi e fare sistema. Ed è partita una raccolta firme su change.org. Un'opzione è trovare un'altra sede per la Fondazione Castiglioni, «magari un'ex fabbrica, che possa accogliere tutto l'archivio e le mostre», pensa Giovanna. «Ho chiesto la collaborazione di tutti, perché io sono troppo coinvolta e uno sguardo più distaccato può mostrare prospettive diverse. E perché vorrei che questa fosse una responsabilità condivisa della comunità del design. E devo dire che c'è un movimento collettivo straordinario», prosegue la figlia di Achille Castiglioni. «Milano è piena di tante piccole chicche, veri tesori di design, che quando non ci saranno più gli eredi o persone che se ne occupino rischiano di chiudere. Penso agli studi di Vico Magistretti, Franco Albini, Alessandro Mendini, Aldo Rossi, solo per fare alcuni nomi, occorre dare un futuro a questi archivi, ci vuole un'azione condivisa. Sono amica con chi gestisce le altre fondazioni di design a Milano, siamo tutte donne tra l'altro, e vogliamo fare rete», continua Giovanna, che non perde mai grinta, fiducia e ottimismo. “Alla Castiglioni” è ormai diventato un modo di dire, è un approccio alla vita, non solo al progetto, che, mescolando ironia, curiosità, gioco, sperimentazione, crea cose. E Giovanna ce l'ha nel Dna. «Ce l'abbiamo fatta a creare una fondazione, abbiamo trasformato lo studio di Achille Castiglioni in un laboratorio didattico, ora costruiamogli un futuro tutti assieme. D'altronde, il mio papà l'ho sempre condiviso con tutti, come una buona medicina».