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La Fondazione Castiglioni sfrattata dopo più di 60 anni: “Aiutateci a salvare lo studio di nostro padre”

La lettera di sfratto alla Fondazione Achille Castiglioni, maestro del design mondiale, all’alba della Design Week milanese. L’appello dei figli Giovanna e Carlo: “È un luogo importante per la cultura del design, sarebbe bello ricevere una mano”
A cura di Francesca Del Boca
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Un tempio del design italiano e mondiale, che ha visto nascere capolavori senza tempo come la celebre lampada Arco. Oggi sarà forse costretto a chiudere per sempre i battenti: sul destino della Fondazione Achille Castiglioni di piazza Castello 27, pieno centro nobile di Milano, pende infatti una lettera di sfratto da parte della storica proprietà.

La notizia all'alba della Design Week milanese

Una brutta notizia che piomba sulla città proprio all'alba della Design Week meneghina: il proprietario degli spazi ha infatti chiesto alla Fondazione di liberare, entro gennaio 2024, gli ambienti in cui il designer Achille Castiglioni ha lavorato con il fratello (dal 1962 al 1968) e poi da solo, per oltre 40 anni. La motivazione? Probabilmente la possibilità di poter mettere le stanze sul mercato (anche solo affittandola allo studio professionale adiacente) e aggiudicarsi la possibilità di guadagni più elevati. 

Quattro stanze che, dal gennaio 2006 ad oggi, hanno accolto oltre 80mila visitatori fra prototipi, modellini, oggetti, strumenti di progettazione e d’ispirazione di uno dei maestri del design mondiale. 

L'appello dei figli di Achille Castiglioni

"È stata una doccia fredda", il commento della figlia Giovanna Castiglioni, che con il fratello Carlo gestisce da anni lo studio-museo paterno. "Siamo una fondazione privata e fino ad oggi abbiamo portato avanti l’eredità paterna con orgoglio e felicità, organizzando anche tante mostre temporanee".

Gli spazi della Fondazione (Facebook)
Gli spazi della Fondazione (Facebook)

Fino al 2023. "Non è neanche questione di canone d’affitto, che è triplicato in questi anni e abbiamo sempre pagato senza batter ciglio: ci è stato semplicemente chiesto di andare via. Adesso abbiamo davanti due strade possibili: rimanere qui, vincolando lo spazio con la Sovrintendenza, o traghettare la Fondazione in un altro luogo".

Le idee ci sono già. "Magari una vecchia fabbrica, con una metratura più grande e quel sapore industriale che piaceva al papà". Con l'appello finale alla comunità del design milanese e ai tanti semplici appassionati della bellezza: "Papà diceva sempre che il progetto è un lavoro collettivo, sarebbe bello ricevere una mano".

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